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Finalmente dopo anni siamo riusciti ad abbandonare gli Stati Uniti
e ci stiamo dirigendo dalla parte opposta, molto lontano, in Australia.
Siamo consapevoli del lungo viaggio ma non pensavo che 23 ore in
aereo diventassero un incubo.Siamo a Milano Malpensa e andiamo incontro
a Flavia che dovrebbe essere già arrivata con il volo proveniente
da Venezia. Un piccolo commento sulla compagnia aerea EMIRATES:
la migliore in assoluto, con classe economica a livello della biasness-class.
Menù alla carta, televisore 14” su ogni sedile con 17 videogames,
21 canali televisivi e tre telecamere collegate con la prua dell’aereo
in modo tale da vedere decolli e atterraggi in diretta. |
30
luglio Melbourne / Phillip Island |
Arriviamo
a Melbourne alle due del mattino e la temperatura esterna è di 10°,
un freddo micidiale ma si sa che agosto in Australia è pieno inverno.
Prendiamo un taxi e ci dirigiamo subito in albergo per una doccia
e per dormire un po’. Ah, la guida è alla destra e si viaggia a
sinistra. Un casino.Il mattino seguente ci svegliamo abbastanza
presto da poter andare a prenotare la visita guidata a Philliph
Island dove vivono I pinguini nani, unici al mondo, e koala. Ci
siamo informati su internet (in Italia) su orari, escursioni, tour
e così abbiamo fatto solo il biglietto e poco dopo siamo partiti.
Si trova a circa 100 Km dalla città ma ne vale la pena. Lungo la
strada ci fermiamo in un luogo dove ci sono tantissimo canguri.
Che belli, sono abituati alle persone al punto che si lasciano avvicinare
ed accarezzare. Ce ne sono alcuni alti 1,5m. Poco dopo si riparte
e l’entrata sull’isola è caratterizzata da una foresta di eucalipto
sui quali vivono tantissimi koala. Sono grandi “peluche” somiglianti
a piccoli orsetti con il marsupio. Verso il tramonto sostiamo in
un punto della costa dove quotidianamente si può assistere alla
parata dei pinguini nani. Infatti, tutti i giorni all’alba centinaia
di questi piccoli animali (alti circa 15cm) lasciano la loro tana
e si tuffano in mare per uscire, tutti in fila, alla sera. Indifferenti
alla nostra presenza ci passano vicini e, barcollando, ritornano
nelle loro tane. |
01 agosto Lorne e Great Ocean Road |
Questa
mattina incominciamo la giornata con un’operazione pericolosa: ritiro
auto. La guida si trova a destra ma la cosa più critica è che anche
i comandi sono al contrario cosi nel momento in cui si azionano
gli indicatori direzionali parte il tergicristallo e viceversa.
Per fortuna che il cambio è automatico altrimenti sarebbe stato
un disastro cambiare marcia con la sinistra. Usciamo da Melbourne
e dopo circa 150 km, in direzione,sud ci troviamo sulla costa all’imbocco
della Graet Ocean Road. Soffia un vento gelido, siamo in pieno inverno,
ma le bellezze di questi posti sono incantevoli. Le rocce a picco
su piccole spiagge hanno un grande effetto e qualche “fuori di testa”
ha il coraggio di fare sorf. Arriviamo a Lorne, un piccolo paese
molto caratteristico diventato famoso per i suoi campi da golf popolati
dai mitici canguri. Infatti è sbalorditivo, migliaia di canguri
oziano su queste distese d’erba e tutti hanno il piccolo nel marsupio
che spunta. Sono veramente belli ma questi, a differenza di quelli
visti il giorno prima, non si lasciano avvicinare più di un paio
di metri. Il cielo è scuro e verso sera incomincia a piovere.
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02 agosto Great Ocean Road |
Si
riparte con un alternarsi di pioggia, di sole e vento che ci solleva
da terra. La destinazione è la città di Adelaide percorrendo tutta
la Great Ocean Road. Da qui incominciano i posti più belli come
il faro di Portland, le foreste pluviali, i 12 Apostoli, il London
Bridge e molti altri posti da mozzafiato. Lasciamo la costa e per
km e km strade diritte senza abitazioni, solo campi. La densità
della popolazione, infatti, in Australia è molto bassa, basti pensare
che fa 18.000.000 di abitanti su un’estensione più grande dell’Europa.
A sera siamo in città e non è male, trafficata e giovanile.
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Il
volo che da Adelaide ci porta ad Ayers Rock fa scalo ad Alice Spring
e appena ci stacchiamo da terra spicca il colore rosso del deserto
australiano. Un’immensa pianura che compone tutto il cuore di questo
continente e fra i tanti deserti che ho visto, questo è uno dei
più belli. La terra dei canguri, degli aborigeni, del mancato confine
tra lo spazio e il tempo. Scendiamo ad Ayers Rock ed i nostri vestiti
invernali non vanno assolutamente bene, ci sono circa 30° e l’aria
è afosa. Abbiamo preferito prendere due macchine, a differenza della
costa dove avevamo affittato un monovolume, perché lungo la strada
del deserto potrebbe succedere di tutto e quindi di avere bisogno
di un mezzo. Appena lasciamo l’aeroporto vediamo di fronte, all’orizzonte
l’Uluro o Ayers Rock, l’enorme monolito, simbolo dell’Australia,
monte sacro per gli aborigeni. E’ maestoso e stupendo ma, secondo
il nostro programma ci dirigiamo a circa 60km dove si trovano le
Olgas, una serie di 24 monoliti di forma tondeggiante, per vedere
il tramonto. Una delle caratteristiche di queste rocce è il cambiamento
di colore col variare della luce, dal rosso al viola al blu.
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04 agosto Ayers Rock e Kings Canyon |
Il
sole, in questo periodo, sorge alle 7.10 cosi, questa mattina, la
sveglia è veramente presto. Arriviamo all’Ayers Rock alle 6.30 quando
è ancora buio e la temperatura è fredda. La mia scelta di indossare
i pantaloncini corti non è stata buona. Verso le 7 la prima luce
riflette sulla roccia e col passare dei minuti il colore diventa
blu, poi viola, poi rosso e poi arancione. Incredibile, la montagna
sacra, verso le 8,30, risplende sotto un sole che incomincia a scaldare.
C’è un percorso da fare a piedi che segue tutto il perimetro e sono
circa 12 km e in un punto si puo’ salire fino sopra. Flavio ed io
ci proviamo ma sembra l’invasione dei cinesi. Da lassu’ c’è un panorama
splendido e, cosi, mi chino per 10 minuti ad ammirare l’estensione
del deserto. Soffia un vento freddo e di fronte, a circa 60 km,
si innalzano le Olgas. Scendiamo e facciamo ancora alcune tappe
nei punti piu’ caratteristici e poi ci mettiamo in macchina perché
la giornata ci riserva un bel itinerario. Dopo alcune ore di viaggio,
in direzione nord, arriviamo al Kings Canyon. Un enorme anfiteatro
roccioso che si innalza per circa 200m nel quale si è creato il
Canyon ed esiste un percorso, a piedi, di 3 ore che permette di
salire da un lato, attraversare tutto il Kings e scendere dal lato
opposto. E’ meraviglioso, il colore rosso delle rocce è spezzato
da un contrasto verde, di vere e proprie oasi nate al di sopra del
Canyon con laghi e piccole cascate, e dal blu vivo di un cielo senza
l’ombra di neanche una nuvola. |
06
agosto Mataranka terminal pool |
Lungo
il percorso stradale si vede una strage di canguri ammazzati dal
passaggio delle auto e dei mezzi pesanti che, dato gli immensi spazi,
sembrano piu’ dei treni visto che trainano fino a 4 rimorchi. Il
cielo è sorvolato da avvoltoi che hanno il cibo assicurato. Stiamo
percorrendo circa 3500 km per arrivare fino a Nord nella città di
Darwin. Passiamo Alice Spring e arriviamo a Mataranka Terminal Pool.
L’impatto ambientale è enorme: in questo luogo ci sono delle sorgenti
di acqua calda che sgorgano dal terreno e si gettano nel fiume.
Tutto attorno è nata una vegetazione di palme cosi fitte che i raggi
del sole stentano ad entrare. Ricordiamoci che siamo nel mezzo del
deserto. L’acqua è di un colore azzurro-verde, di una limpidezza
tale da vedere tutto come se fosse un acquario e la temperatura
molto alta. Ci immergiamo e passiamo la giornata a mollo nel mezzo
di una vegetazione da fotografia. |
07 agosto Katherine / Kakadu N.P. |
Da
questa zona in poi incominciano i fiumi e ci avviciniamo sempre
piu’ al Kakadu National park. Lungo la strada facciamo una piccola
deviazione per andare a vedere un posto, chiamato the Devil’s Marble,
dove, in qualche modo inspiegabile, ci sono massi accatastati di
forma tondeggiante. Diciamo che dal terreno si puo’ salire fino
a 50-60m. Riprendiamo la strada principale e arriviamo a Katerine,
nelle vicinanze del grande parco. Il programma è quello di sostare
per effettuare un tour con battello sul fiume nel mezzo di un canyon.
Qui vivono i coccodrilli d’acqua dolce, esemplari di circa 2-2.5m
quasi innocui per l’uomo (forse). I cartelli sulle rive, comunque,
indicano il divieto di scendere. La cosa impressionante è il rumore
assordante di piccole grida che ci sono nell’aria. Subito non abbiamo
fatto caso ma poco dopo abbiamo visto sugli alberi degli enormi
“fagotti neri” che si muovevano. Sono pipistrelli dalle dimensioni
di un coniglio. Saliamo sul battello e subito dopo pochi minuti
vediamo dei coccodrilli coricati ed immobili a scaldarsi al sole.
Hanno la bocca spalancata e veniamo a sapere che in quel modo raffreddano
il corpo espellendo il calore interno. L’acqua è talmente pulita
che si vede tutto. Ci sono tartarughe che vengono a cercare cibo
e pesci Barramoundi di dimensioni enormi. Verso sera ripartiamo
e poco dopo siamo all’entrata del Kakadu National Park. Siamo ormai
al tramonto di un’altra splendida giornata ma facciamo ancora alcune
soste ad ammirare i termitai che in questa zona arrivano a 4m di
altezza. Siamo in albergo molto tardi perché dopo l’entrata del
parco bisogna percorrere 120 Km per arrivare nella zona turistica.
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09
agosto Kakadu National Park |
Ci
stiamo avvicinando alla costa nord e i fiumi sono di colore marrone
con cortecce di alberi che galleggiano…….a volte vanno in immersione
e poi riaffiorano. Caspita non sono cortecce, sono coccodrilli ma
questi sono enormi. Arrivano a 6-7 m di lunghezza e lo stomaco è
di colore bianco con rigature gialle. Per me non è la prima volta
che li vedo da vicino ma sia quelli visti a Katherine e sia quelli
visti in Florida erano la metà di questi. La vegetazione è di tipo
“savana” e durante le escursioni a piedi c’è un po’ di timore nell’aria.
Faccio molta attenzione a non finire con la testa nel mezzo di una
ragnatela che sovente si trovano durante i percorsi ma contro le
noiosissime mosche non si puo’ fare nulla. Il posto piu’ bello rimane,
comunque, nel mezzo di questo parco dove si arriva tramite 4x4 perché
la strada è molto sconnessa e i guadi da oltrepassare sono molti.
Siamo a Jim Jim Falls e Twin Falls. Le prime ci si arriva dopo circa
1,5 ore di camminata fra rocce e fitta vegetazione, un posto veramente
unico dove, in questo periodo è stagione secca quindi con poca acqua,
c’è una cascata di 90 metri di salto. Il secondo invece è un paradiso
terrestre. Ci si arriva solamente in canoa o a nuoto per finire
in una spiaggia bianca con a fianco queste cascate gemelle. L’acqua
è un fredda ma il bagno è inevitabile. Si rimane tutto il giorno
a prendere il sole e ad ammirare lo scenario incantevole.
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Da
Darwin prendiamo un volo e arriviamo a Cairns , sulla costa orientale
nel Queensland. Abbandoniamo il deserto e ci troviamo di fronte
a nuovi spettacoli di natura: la foresta pluviale e la barriera
corallina. Appena fuori la città parte una funivia, lo Skyrail,
che attraversa tutta la foresta e finisce in un paesino immerso
nel verde e nei fiori dove l’arte aborigena ne fa da padrona. A
Cairns stiamo due giorni e quello successivo andiamo a Port Douglas,
circa 70 Km dal centro, dove ci sono molti catamarani con tour organizzati
per la barriera corallina. Che dire? Non ci sono parole per descrivere
cio’ che abbiamo visto e fatto, una volta arrivati su un’isola ,
a 1 ora da mare, e preparati con l’attrezzatura per entrare in acqua.
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Da
Cairns ci dirigiamo a sud lungo la costa del Queensland, la quale
mi lascia un po’ deluso dopo tutto cio’ che abbiamo visto e fatto,
immersi nelle piantagioni di canna da zucchero ma un posto su tutti
cattura il nostro cuore: Airle Beach. Abbiamo approfittato di un
giro con un volo locale sulla barriera corallina, circa 45 minuti,
e di una spiaggia da incanto. L’unico neo è il divieto di balneazione
dovuto alla presenza di gigantesche meduse nei pressi della riva.
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Da
Brisbane prendiamo un volo e ci dirigiamo a Sydney dove sostiamo
gli ultimi quattro giorni. Una delle città piu’ belle al mondo e
soprattutto giovanili con tante cose da fare e da vedere. Il volo
di rientro è interminabile con l’aggiunta di uno scalo a Roma Fiumicino.
24 giorni di vacanza sono tanti ma passati in un attimo, soprattutto
lasciando un bel segno indelebile. |
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